False ESG - Narrazioni aziendali (in)autentiche?
Milano, 6 Marzo 2024: chi può definire con assoluta certezza cosa definisce l’acronimo ESG, alzi la mano!
Environmental, Social, Governance non sono solo le tre dimensioni fondamentali per verificare, misurare e controllare l’impegno in termini di sostenibilità di un’impresa o di un’organizzazione. Rappresentano la bussola attraverso cui investitori e consumatori orientano sempre più le loro scelte di portafoglio.
Alla lettera “E” di Environmental appartengono i criteri che valutano il comportamento di un’azienda sulle questioni ambientali, come le politiche di gestione delle risorse naturali e le emissioni inquinanti, l’attenzione posta al riciclo, ai consumi energetici e la lotta agli sprechi.
I parametri collegati alla lettera “S” sono relativi all’impatto sociale ed esaminano la relazione tra l’impresa e i suoi dipendenti (con focus sulle condizioni di lavoro, la parità salariale, le politiche di contrasto ad ogni forma di discriminazione), i fornitori, i clienti e in generale con la comunità all’interno della quale l’organizzazione opera.
La “G” di Governance è rappresentativa, infine, dell’identità stessa dell’azienda: l’attenzione è posta sulle ‘best practices’ legate alla sua gestione, dalla trasparenza dei meccanismi decisionali al rispetto dei principi etici
Il nuovo regolamento UE sui rating ESG
Tornando all’affermazione iniziale, si evince non essere affatto scontato riuscire ad avere una visione chiara dei diversi parametri in gioco: tema ancor più complesso è passare alla valutazione degli stessi. Proprio di rating ESG si è discusso approfonditamente durante la conferenza “FALSE ESG: narrazioni aziendali (In)autentiche?”. Un incontro – tenutosi presso l’Università IULM di Milano – a cui abbiamo assistito anche noi di Green Growth Generation, sull’autenticità nelle narrazioni d’impresa in vista dell’approvazione del nuovo regolamento UE sui rating ESG.
Cosa prevede il nuovo Regolamento? L’obiettivo è, in primis, tutelare risparmiatori e investitori. Per operare, le agenzie di rating ESG dovranno infatti ottenere l’autorizzazione da parte dell’ESMA (l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati): questo processo mira a disciplinare i potenziali conflitti d’interesse e a rafforzare i requisiti di trasparenza, sia per le agenzie stesse che per le aziende beneficiarie.
Il nuovo regolamento, tuttavia, non parla in alcun modo di requisiti minimi che i rating ESG dovrebbero rispettare per essere validati. Poca chiarezza anche riguardo al principio della ‘Doppia Materialità’, secondo cui le aziende dovrebbero rendicontare non solo su come l’applicazione dei criteri ESG influisce sulle loro performance (Materialità Finanziaria), ma anche su come le loro attività impattano sull’ambiente e sulla società (Materialità Esterna).
Consumatori consapevoli
Certo, di contrasto al greenwashing negli ultimi anni sono stati compiuti molti passi avanti, ma la strada è ancora lunga. Le normative europee, prima di trovare effettiva promulgazione, si trovano di fronte ad un percorso ad ostacoli che significa riuscire a conciliare le esigenze dei 27 Stati membri, e questo spesso arriva a smorzare l’efficacia stessa della normativa.
I consumatori iniziano a mostrarsi sempre più sensibili ai temi della sostenibilità, economica, sociale e ambientale. La capacità di analizzare in modo critico un’informazione e di valutarne con attenzione le fonti di provenienza è una prerogativa sempre più comune tra i giovani, inclini a smascherare più facilmente eventuali casi di greenwashing.
Per le aziende questo significa dover investire con grande cura sulla propria “brand reputation”, strettamente legata alla capacità di mantenere e migliorare la percezione positiva tra gli stessi consumatori e gli stakeholder. Le certificazioni ESG diventano allora sempre più cruciali in questo contesto, purché si tratti di certificazioni concrete e verificate da fonti esterne. Il rischio di greenwashing è sempre in agguato.