Si celebra oggi, 22 Maggio, la Giornata Mondiale della Biodiversità.

Istituita nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – in seguito all’adozione della Convenzione sulla Diversità Biologica di Nairobi, il 22 maggio 1992 – questa ricorrenza pone l’accento sul fragile equilibrio tra la vita umana e il mondo naturale. L’obiettivo è stimolare l’individuazione di soluzioni concrete per tutelare la diversità biologica e gli ecosistemi terrestri, sempre più minacciati dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento, e dallo sfruttamento antropico delle risorse naturali.

L’esigenza di ristabilire e mantenere una relazione sostenibile con l’ecosistema terrestre va ben oltre la conservazione della biodiversità. È cruciale per assicurare la sopravvivenza e il benessere delle generazioni attuali e future. 

Questa sfida implica una profonda riflessione sul nostro rapporto con l’ambiente e con le risorse naturali: non si tratta solo di considerare i benefici immediati che derivano dalla conservazione della natura, ma anche di riconoscere l’importanza cruciale di habitat sani nel fornire servizi ecosistemici essenziali per l’umanità, come la regolazione del clima, la purificazione dell’acqua e dell’aria, la fertilizzazione del suolo e la protezione dalle calamità naturali.

In definitiva, ciò comporta un impegno globale e un cambiamento profondo nei nostri modelli di sviluppo e consumo.

L'importanza dell'Agenda 2030

Cooperazione anziché competizione, confronto anziché conflitto, queste sono le basi da cui è necessario partire. Gli stessi principi che guidano l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi ONU (tra cui l’Italia), si tratta del più grande piano d’azione a livello globale per garantire una nuova speranza al nostro Pianeta e alle persone che lo abitano.

L’Agenda stabilisce 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – i Sustainable Development Goals – da conseguire entro il 2030. Tra questi, “La vita sott’acqua” (SDG 14) e “La vita sulla terra” (SDG 15) sono strettamente legati alla tutela della biodiversità, fungendo allo stesso tempo da indicatori dei progressi dell’intera Agenda 2030.

Cinque i capisaldi del piano d’azione ONU: Persone, Prosperità, Pace, Partnership e Pianeta. Un Pianeta il cui fragile equilibrio oggi è messo sempre più a dura prova dall’attività antropica.

I dati a riguardo non mentono:

  • Secondo la FAO, in appena trent’anni (1990-2020) sono stati distrutti 420 milioni di ettari di foreste a livello globale. Dati ancora più allarmanti, se pensiamo che 1,6 miliardi di persone dipendono direttamente da questi habitat per il loro sostentamento.
  • 772 miliardi, sono gli animali che uccidiamo ogni anno per il consumo umano, un numero cento volte superiore all’intera popolazione umana. Questo fenomeno contribuisce ulteriormente alla distruzione delle foreste e degli ecosistemi.
  • Secondo la IUCN Red List, nel mondo ci sono attualmente 16.900 specie animali e 26.276 specie vegetali a rischio di estinzione.
  • 2,6 miliardi di persone dipendono direttamente dall’agricoltura per il proprio sostentamento, ma il 52% dei terreni agricoli è moderatamente o gravemente deteriorato, e addirittura un terzo della superficie terrestre mondiale è a rischio desertificazione.
Deforestation

Cosa c’è di sostenibile in tutto questo? Ma soprattutto, come possiamo iniziare ad invertire la rotta?

La food forest di Greenpeace

Per garantire il successo dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, è necessaria una collaborazione sinergica tra tutti i principali attori della cooperazione internazionale: governi, imprese, terzo settore e università. Questo è anche il cuore di BE PART OF THE PLAN, il tema scelto quest’anno per celebrare la Giornata Mondiale della Biodiversità: un invito all’azione globale per arrestare e invertire la perdita di biodiversità.

Ognuno di noi può fare la differenza. Un esempio concreto è rappresentato dall’ultima iniziativa di Greenpeace Italia: la creazione di una ‘food forest’ a Cremona, nel cuore della Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa.

Martina Borghi, Responsabile Campagna Foreste di Greenpeace Italia, ce ne ha parlato direttamente: “Il Comune di Cremona ha concesso in comodato d’uso alla Cooperativa Sociale Agropolis, nostro partner in questo progetto, un terreno in stato di abbandono e che adesso ospiterà il “Bosco delle api”, la nostra food forest. L’intera area, di circa 5.500 m², è stata ripulita, i materiali inerti smaltiti, gli alberi presenti curati e valorizzati grazie al fondamentale aiuto di volontari e volontarie, e così il terreno ha potuto accogliere le prime piantine…

Di cosa si tratta? “Una food forest è una coltivazione multifunzionale che simula, in piccola scala, un ecosistema boschivo su più strati, in cui possiamo trovare piante da frutto, erbe medicinali e officinali, bacche, ortaggi, fiori e molto altro, in sinergia con piante spontanee e animali che popolano quel particolare habitat. E ciò che rende questo progetto ancor più speciale è la sua replicabilità!”. 

Ha spiegato Martina, sottolineando come “in un mondo che sperimenta cambiamenti climatici e crisi ambientali, la necessità di pratiche sostenibili è più forte che mai. Il “Bosco delle Api” aspira non solo a essere una risorsa per gli impollinatori, ma anche un luogo di biomonitoraggio aperto a chiunque voglia esplorare la magia della natura.”

Oltre il 75% delle principali colture agrarie e circa il 90% delle piante selvatiche da fiore dipendono da api, vespe, farfalle, coccinelle e altri impollinatori per il trasferimento del polline e la riproduzione. L’impollinazione animale è la base fondamentale per il funzionamento degli ecosistemi, la conservazione degli habitat e la fornitura di una vasta gamma di servizi e benefici vitali per l’uomo, come la produzione di alimenti, fibre, legname e altri prodotti essenziali. In sintesi, l’impollinazione è alla base della nostra esistenza e delle nostre società.

Quale modo migliore per celebrare la Giornata della Biodiversità?

 

A cura di 
Alessandro Bertozzi

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