L'evento
Si è svolto a Milano dal 3 al 5 Giugno la nuova edizione del Green & Blue Festival: una tre giorni di conferenze, dibatti e workshop sui temi della sostenibilità e dell’ambiente, promossa da La Repubblica negli spazi degli IBM Studios Milano e del parco Biblioteca degli Alberi.
Ad aprire i lavori la Conferenza Nazionale delle Green City 2024 “Verso le città nature positive”, a cui abbiamo partecipato anche noi di Green Growth Generation. Qual è e quale dovrà essere il ruolo delle città nel percorso verso la transizione ecologica del nostro Paese?
“Promuovere il ripristino della natura e della biodiversità all’interno dell’ecosistema urbano sarà un elemento centrale nel percorso verso la neutralità climatica delle nostre società” ha spiegato il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi, nell’introdurre la Carta per le Nature-Positive Cities, una bussola verso la transizione verde per tutte le amministrazioni pubbliche.
Dieci punti, dieci passi per l’attuazione di un piano d’azione per la transizione ‘nature-positive’ delle nostre città. In primis, indispensabile è avere sia una maggiore condivisione, sia conoscenze più diffuse e migliori informazioni sul valore del capitale naturale e dei servizi ecosistemici per la mitigazione e l’adattamento alla crisi climatica, il disinquinamento dell’aria, il miglioramento della qualità e della vivibilità dell’ambiente urbano.
Secondo i più recenti dati ISTAT, il cambiamento climatico rappresenta la principale fonte di preoccupazione per gli italiani: “questa paura deve trasformarsi in una spinta a cooperare insieme e uscire da questa crisi” ha concluso Ronchi.
Gli interventi
Durante il festival, numerosi esperti e relatori hanno condiviso le loro esperienze e visioni su come le città possono e devono trasformarsi per affrontare la crisi climatica e promuovere uno sviluppo sostenibile.
Il direttore del Dipartimento di Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura all’Università La Sapienza di Roma, Fabrizio Tucci, ha raccontato casi concreti di ecoquartieri, sottolineando l’importanza della rigenerazione e della circolarità. “Esempi come l’Andromède Ecodistrict a Tolosa, e il distretto di Essen in Germania, evidenziano come sia possibile integrare la sostenibilità nell’architettura urbana, e dimostrano che una trasformazione ecologica è non solo possibile, ma anche vantaggiosa”.
Caterina Sarfatti ha presentato il lavoro di C40 Cities, un network globale che raccoglie le grandi metropoli del mondo impegnate nella lotta contro il cambiamento climatico: “la crisi climatica è una storia di disuguaglianze… dal 1990 lo 0,01% della popolazione ha aumentato dell’80% le proprie emissioni pro capite”. Sarfatti ha parlato anche del sindaco di Free Town, in Sierra Leone, che guida il C40 e ha fatto della riforestazione un punto chiave per lo sviluppo della città in un’area ad alto rischio idrogeologico.
Nel corso del talk, c’è stato spazio anche per alcuni interventi dalla pubblica amministrazione. Irene Priolo, vice presidente della Regione Emilia Romagna, ha sottolineato come la transizione ecologica stia indirizzando il settore produttivo:
“Il sistema delle imprese è spesso più avanti delle politiche pubbliche sui temi della sostenibilità… le regioni devono poter disporre di un sistema legislativo più competitivo in materia ambientale, che però è attualmente di competenza esclusiva dello Stato”.
Parole che han fatto eco a quelle del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, il quale ha poi descritto il concetto di “Città 30” – per cui lo stesso sindaco è balzato recentemente agli onori della cronaca – come una battaglia politica per ridisegnare il servizio di trasporto pubblico e creare una città più vivibile e sostenibile.
In chiusura dei lavori l’intervento del botanico e saggista Stefano Mancuso, con una riflessione sulla storia delle città e del nostro rapporto con la natura. “Nel 1970 solo il 30% della popolazione viveva in città, mentre oggi il 70-80% degli abitanti è urbanizzato. Un cambio di passo notevole, che ha portato a mutazioni radicali nei nostri comportamenti e abitudini.”
Ma le leggi naturali sono universali e non possono essere ignorate: “Per 288 mila anni siamo stati in equilibrio con la natura… fino all’avvento della rivoluzione agricola, che ha segnato l’inizio della nostra vita stanziale e la creazione delle città.” Un appello a ripensare le città in armonia con la natura, e a ricordarsi che la verità scientifica deve essere riconosciuta e non trattata come un’opinione.
A cura di
Alessandro Bertozzi